A metà gennaio il Parlamento europeo ha approvato formalmente la Direttiva sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde (ECGT), che mira a impedire che tattiche aziendali sleali ostacolino le scelte sostenibili dei consumatori. L’ECGT è il precursore o “direttiva sorella” della direttiva UE sui Green Claims (GCD).
Con il via libera del Parlamento, ora manca solo l’approvazione finale del Consiglio, dopodiché sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale e gli Stati membri avranno 24 mesi per recepirla nel diritto nazionale.
Riassumiamo gli aspetti chiave della direttiva ECGT:
- Divieto di greenwashing: La direttiva vieta le tattiche di greenwashing, comprese le dichiarazioni infondate di neutralità climatica.
- Criteri di etichettatura ecologica: Solo i prodotti realmente più ecologici di quelli convenzionali e certificati da sistemi come l’Ecolabel UE possono essere etichettati come “eco” o “verdi”.
- Verifica delle etichette di sostenibilità: Le etichette di sostenibilità devono essere supportate da una verifica credibile e solida da parte di terzi. Uno studio recente ha dimostrato che quasi la metà dei 230 marchi di sostenibilità europei attualmente non dispone di solide procedure di verifica.
- Informazioni sulla riparabilità: La legge impone di fornire informazioni sulla riparabilità e sulla durata dei prodotti presso il punto vendita, aiutando i consumatori a fare scelte informate.
- Restrizioni alla pubblicità: Divieto di pubblicizzare prodotti difettosi ai consumatori, ma questo vale solo se i commercianti sono a conoscenza dei difetti, una condizione che può essere difficile da dimostrare.
In questo contesto, gli studi LCA acquisiranno sempre più importanza, in particolare con riferimento allo standard PEF/OEF promosso dall’Unione Europea: un approccio scientifico ed il più possibile standardizzato alla valutazione degli impatti ambientali, in un ottica di ciclo di vita dei prodotti.